
Strumenti di grandi dimensioni, come ad esempio le arpe, che raggiungono decine di kg in appoggio sulla spalla di chi suona, oppure più leggeri flauti traversi dal minimo peso apparente possono decisamente influire sulla salute del musicista.
Prima ancora di arrivare ad un sintomo fisico l’allievo o il professionista dovrebbe cercare di dare ascolto ai segnali che predicono problemi in arrivo:
Scarsa attenzione nei confronti del pezzo che si sta preparando, talvolta difficoltà ripetute nell’esecuzione di brani anche non particolarmente difficili, difficoltà a gestire la posizione neutra con voglia di sgranchirsi, di alzarsi, di sollevare le spalle. (Queste tematiche sono state raccolte nella pubblicazione “Insegnare la postura in ambito musicale”, al servizio dei docenti e degli stessi allievi).
Se chi suona ha la possibilità di essere controllato dall’insegnante, quest’ultimo, con un punto di vista esterno di sicuro potrà intercettare questi momenti critici ottimizzando la lezione con altri stratagemmi didattici.
Se invece l’allievo si trova nell’impossibilità di avere un input esterno dovrà essere attento sia alla componente musicale che riserva la partitura che alle proprie tensioni ed alle difficoltà di gestione dello strumento.
Non sempre strumenti pesanti e grandi sono peggio di quelli più maneggevoli; sovente c’è un eccesso di tensioni muscolari nel mantenere ed utilizzare lo strumento.
Nel caso di analisi del musicista in studio ci possiamo avvalere di strumentazioni quali il biofeedback che misura l’attività elettrica di gruppi muscolari durante l’esecuzione, rendendo chiaro l’eventuale iper utilizzo.
Uno dei segni più frequenti, valutabile senza tecnologie particolari, anche in assenza di sintomi, è la scarsa elasticità e mobilità corporea. Il musicista sembra aumentare le rigidità e limitare micromovimenti corporei che sono fisiologici nel mantenimento della postura musicale.
Se questa situazione permane a lungo si sviluppano dapprima sintomi dolorosi, quindi problemi più seri. E’ fondamentale dunque non lasciarsi schiacciare dall’utilizzo eccessivo o non corretto dello strumento attraverso corrette tecniche corporee finalizzate a percepire la giusta posizione e la giusta tensione muscolare nello studio. Continuare la pratica musicale in presenza di sintomi dolorosi induce il corpo ad un utilizzo di mobilità non fisiologiche e non funzionali che non fanno altro che aggravare lo stato di affaticamento muscolare e la sintomatologia dolorosa.
Qualche consiglio dunque:
Suonare solo con la massima resa di attenzione e concentrazione sul pezzo non esclude che ci sia una giusta attenzione anche rispetto al proprio corpo.
Le pause come sono importanti nella partitura così sono necessarie nella sessione di studio.
Sintomi dolorosi sono il segno che qualcosa non va, non è semplicemente un “dolore che deve esserci”, dobbiamo trovare le cause attraverso un’analisi dei vizi posturali e delle tensioni eccessive, coinvolgere l’insegnante è un buon metodo per ottimizzare la tecnica.
E’ sempre disponibile on line il questionario riferito ai frequenti problemi dei musicisti, se desideri compilarlo o vedere i risultati clicca pure qui
Dedicare nella sessione di pratica dei minuti alle tecniche corporee porta un miglioramento del rapporto corpo – strumento favorendo anche la resa nello studio.
L’ha ribloggato su Atelier Posturale Artistico.